NEWS/ARTICOLO

24/12/2012

Perché è possibile tutta questa cecità rispetto a ciò che avviene dentro il carcere?

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di Elisabetta Laganà (Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia)
Vedere l’espressione forte, da vero combattente, sofferente allo stesso tempo, di Marco Pannella apparsa sui telegiornali dovrebbe aprire un generale e forte interrogativo sul vedere quanto accade: perché è possibile che politici, istituzioni, la comunità intera (a parte pochi) si siano resi completamente ciechi rispetto a ciò che avviene dentro il carcere?

Perché la visibilità della sofferenza dell’istituzione carcere deve arrivare al punto di essere plasticamente rappresentata dal suo corpo e raffigurata attraverso la sua battaglia di altissimo valore etico, il suo esporsi a rischi di vita, affinché la comunità e le istituzioni aprano gli occhi per vedere cosa succede? Ma, soprattutto, perché in Italia è necessario, per porre l’attenzione sul problema delle carceri, per richiedere norme e legislazioni che da tempo, in buona parte d’Europa hanno trovato cittadinanza senza clamori quali le liste di attesa, il diritto all’affettività e tante altre, bisogna rischiare la morte?
Lo scandalo delle nostre carceri, in costante e palese contrasto con la nostra Costituzione, con il diritto europeo e internazionale, richiede da tempo interventi strutturali, conformi alle dichiarazioni, convenzioni, trattati a tutela dei diritti fondamentali dell’Uomo.
Va spento con urgenza l’incendio di illegalità delle carceri italiane. Lo stesso Presidente Napolitano ha affermato che sul problema delle carceri la politica deve trovare soluzioni “non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria”. Come del resto, a suo modo, sta facendo Marco, non scartando nessuna ipotesi, per affrontare sostanzialmente il problema, morte compresa.
Una perseveranza in difesa dei più deboli, quella di Marco, senza timore di entrare in conflitto con la dottrina ufficiale della politica, della società o della cultura dominante.
La battaglia di Pannella è ad altissimo indice di civiltà. Noi la sosteniamo completamente . Ci siamo sempre stati, quando si trattava di attivarsi per una mobilitazione e protesta pacifica, per tenere accesa la fiaccola della ragione e non spegnere il faro sulla situazione delle carceri. Vorremmo che questo sacrificio di Marco fosse un forte richiamo alla politica affinché cambi immediatamente passo per garantire la legalità costituzionale.
Esprimiamo a Pannella la nostra gratitudine per il suo sacrificio. La sua battaglia per la tutela dei diritti nelle carceri, che denuncia uno stato di tortura di fatto è anche la nostra battaglia. Scegliere di pagare di persona a rischio della propria vita per il carcere e le sue condizioni merita il massimo del rispetto. Speriamo che alle numerose visite ed attestati di solidarietà a Pannella si dia seguito ad una vero gesto concreto per le carceri.
Il sasso, pesante, drammatico, a rischio della propria vita, è stato coraggiosamente lanciato da Pannella. Ci aspettiamo un atto di coraggio anche da chi può decidere, per una volta, di affrontare seriamente e urgentemente il problema.





 

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